Il quotidiano britannico cita diverse fonti diplomatiche
occidentali in Italia, preoccupate per le conseguenze di un eventuale
governo targato M5S
Perché il Movimento Cinquestelle ha cambiato così repentinamente
linea sui rapporti con la Russia? Se lo chiede il quotidiano britannico The Guardian in un articolo pubblicato oggi.
Ma il giornale va ben oltre questo interrogativo e cita diverse fonti
diplomatiche occidentali di stanza a Roma, che esprimono una preoccupazione diffusa sulle possibili conseguenze di un’ascesa al potere in Italia dei grillini.
Il Guardian non si spinge fino a ipotizzare esplicitamente un intervento diretto della Russia per condizionare l’esito del voto in Italia, così come si sospetta sia accaduto negli Usa in favore di Trump. Un passaggio dell’articolo, però, lascia presagire anche questa eventualità: “Una manciata di diplomatici – si legge nel pezzo firmato da Stephanie Kirchgaessner – ha anche suggerito che il Partito democratico, ancora guidato dall’ex premier Matteo Renzi, potrebbe non essere del tutto in guardia rispetto alla possibile minaccia di un’interferenza russa nelle elezioni italiane e non è abbastanza preoccupato, come dovrebbe essere”.
La replica del Movimento è affidata a Danilo Toninelli, che su Twitter definisce una bufala l’articolo del Guardian.
Quello che scrive Toninelli è in parte vero, perché l’articolo mette in evidenza come effettivamente stia crescendo in Occidente la preoccupazione per una possibile vittoria. Un’ipotesi, quella di vedere il M5S al governo dell’Italia, che per i diplomatici interpellati dal Guardian non è molto realistica, soprattutto per la scelta dei grillini di non stringere alleanze con nessun altro partito, ma che comunque tiene in allarme le ambasciate dei partner occidentali in Italia.
Quello che il quotidiano britannico mette in evidenza non è tanto una partnership ricercata dal Cremlino con il M5S, quanto piuttosto il contrario. Sono i Cinquestelle, si sottolinea, ad essersi avvicinati sorprendentemente quanto repentinamente a una linea filo-russa. “Non capiamo perché stiano dalla parte di Putin e non da quella delle Pussy Riots”, si chiede un diplomatico occidentale citato nell’articolo.
L’analisi inizia dal 2006, quando Grillo, in un suo post all’indomani dell’uccisione della giornalista Anna Politkovskaya, si scagliava apertamente contro Mosca. Da quel momento, però, la posizione del comico e dei suoi fedelissimi è cambiata radicalmente, attaccando le sanzioni anti-Russia imposte dall’Ue, sostenendo la posizione del Cremlino sulla Siria, attaccando la Nato, descrivendo la crisi ucraina come un risultato dell’intromissione di Europa e Usa negli affari russi.
Perché? Per i diplomatici interpellati è presto detto: il M5S pensa che questa linea possa portargli un vantaggio nelle urne. Una posizione strumentale, quindi, che si inscrive all’interno di una più generica retorica anti-europea e anti-occidentale. Ma che a Mosca è già stata notata, come dimostrano alcune dichiarazioni di esponenti vicinissimi a Putin (il Guardian cita Alexander Dugin).
È presto per dire a cosa questo possa portare. Ma il pericoloso intreccio tra utilizzo opaco della rete, difesa a oltranza della cosiddetta post-verità per manipolare l’opinione pubblica, messa in discussione dei principi della democrazia liberale, attacchi all’Europa e alle sue istituzioni, rischia di legare indissolubilmente i destini di Grillo e di Putin. Che questo possa preoccupare gli analisti e i partner occidentali è comprensibile, soprattutto se sommato ad analoghe tendenze che si verificano negli Usa con Trump e in Francia con Le Pen, tutti legati in una sorta di ‘internazionale populista’.
Il Guardian non si spinge fino a ipotizzare esplicitamente un intervento diretto della Russia per condizionare l’esito del voto in Italia, così come si sospetta sia accaduto negli Usa in favore di Trump. Un passaggio dell’articolo, però, lascia presagire anche questa eventualità: “Una manciata di diplomatici – si legge nel pezzo firmato da Stephanie Kirchgaessner – ha anche suggerito che il Partito democratico, ancora guidato dall’ex premier Matteo Renzi, potrebbe non essere del tutto in guardia rispetto alla possibile minaccia di un’interferenza russa nelle elezioni italiane e non è abbastanza preoccupato, come dovrebbe essere”.
La replica del Movimento è affidata a Danilo Toninelli, che su Twitter definisce una bufala l’articolo del Guardian.
A proposito di #bufale, ecco il Guardian: “#Putin pronto a truccare elezioni per favorire #M5S“. Sono terrorizzati che il M5S possa vincere!— Danilo Toninelli (@DaniloToninelli) 5 gennaio 2017
Quello che scrive Toninelli è in parte vero, perché l’articolo mette in evidenza come effettivamente stia crescendo in Occidente la preoccupazione per una possibile vittoria. Un’ipotesi, quella di vedere il M5S al governo dell’Italia, che per i diplomatici interpellati dal Guardian non è molto realistica, soprattutto per la scelta dei grillini di non stringere alleanze con nessun altro partito, ma che comunque tiene in allarme le ambasciate dei partner occidentali in Italia.
Quello che il quotidiano britannico mette in evidenza non è tanto una partnership ricercata dal Cremlino con il M5S, quanto piuttosto il contrario. Sono i Cinquestelle, si sottolinea, ad essersi avvicinati sorprendentemente quanto repentinamente a una linea filo-russa. “Non capiamo perché stiano dalla parte di Putin e non da quella delle Pussy Riots”, si chiede un diplomatico occidentale citato nell’articolo.
L’analisi inizia dal 2006, quando Grillo, in un suo post all’indomani dell’uccisione della giornalista Anna Politkovskaya, si scagliava apertamente contro Mosca. Da quel momento, però, la posizione del comico e dei suoi fedelissimi è cambiata radicalmente, attaccando le sanzioni anti-Russia imposte dall’Ue, sostenendo la posizione del Cremlino sulla Siria, attaccando la Nato, descrivendo la crisi ucraina come un risultato dell’intromissione di Europa e Usa negli affari russi.
Perché? Per i diplomatici interpellati è presto detto: il M5S pensa che questa linea possa portargli un vantaggio nelle urne. Una posizione strumentale, quindi, che si inscrive all’interno di una più generica retorica anti-europea e anti-occidentale. Ma che a Mosca è già stata notata, come dimostrano alcune dichiarazioni di esponenti vicinissimi a Putin (il Guardian cita Alexander Dugin).
È presto per dire a cosa questo possa portare. Ma il pericoloso intreccio tra utilizzo opaco della rete, difesa a oltranza della cosiddetta post-verità per manipolare l’opinione pubblica, messa in discussione dei principi della democrazia liberale, attacchi all’Europa e alle sue istituzioni, rischia di legare indissolubilmente i destini di Grillo e di Putin. Che questo possa preoccupare gli analisti e i partner occidentali è comprensibile, soprattutto se sommato ad analoghe tendenze che si verificano negli Usa con Trump e in Francia con Le Pen, tutti legati in una sorta di ‘internazionale populista’.