- IL VIDEO: A Torino gli agenti si tolgono il casco tra gli applausi
La protesta dei forconi continua con tensioni in più città. In Liguria corteo nel centro di Genova e, a Imperia, manifestanti bloccano la stazione. A Torino traffico in tilt, e in provincia la giornata di protesta continua con presidi, blocchi, rallentamenti, cortei e supermercati chiusi o a cui è impedito l'accesso ai clienti, in una situazione continuamente mutevole e imprevedibile. Tutti i mercati cittadini sono deserti. Mentre la circolazione in centro è andata in tilt per i vari cortei (alcuni tuttora in corso) di commercianti e studenti, da cui si staccavano in continuazione gruppetti che andavano a bloccare gli incroci, poco prima di mezzogiorno è stata bloccata la tangenziale allo svincolo di Savonera, all'altezza di Venaria. Nel capoluogo piemontese un corteo composto da circa 400 persone si è mosso da piazza Castello a Torino e sta marciando lungo via Po. Sotto i portici alcuni manifestanti hanno sbattuto i pugni contro le vetrine dei negozi rimasti aperti. In via Po sono stati tirati pugni contro un autobus, che è stato fermato e bloccato.
La Cgil Fp (funzione pubblica) di Torino definisce «un attacco alle istituzioni democratiche» le proteste di ieri. “I 'pacifici manifestanti' - si legge in un comunicato - che nella giornata di ieri hanno paralizzato la città, hanno mandato in frantumi a sassate il vetro di una finestra dell'Agenzia delle entrate in corso Bolzano e, poco dopo, hanno dato l'assalto alla sede dell'Inps in via XX Settembre”.
C'è stata una sottovalutazione della protesta andata in scena ieri in diverse città, in particolare a Genova e Torino? A sollevare il semplice dubbio sono alcuni sindacati di polizia, tra cui il Silp-Cgil (ieri a Genova la questura ha previsto dispositivo solo di 50 uomini) e le testimonianze di chi era nelle strade a Torino dove centinaia di manifestanti hanno dato vita alla protesta del movimento dei Forconi con episodi di violenza cui non sembrano estranei gruppi di ultrà e dell'estrema destra.
GRILLO: LA PROTESTA PUO' ESSERE INIZIO DI UN INCENDIO
«La protesta di ieri può essere l'inizio di un incendio o l'annuncio di future rivolte forse incontrollabili. Alcuni agenti di Polizia e della Guardia di Finanza a Torino si sono tolti il casco, si sono fatti riconoscere, hanno guardato negli occhi i loro fratelli. È stato un grande gesto e spero che per loro non vi siano conseguenze disciplinari».
Lo scrive Beppe Grillo sul suo blog in un lettera aperta a Leonardo Gallitelli, Comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, ad Alessandro Pansa, capo della Polizia di Stato e a Claudio Graziano, Capo di stato maggiore dell'Esercito italiano.
Parole a cui, da Joahnnesburg dove ha preso parte alla commemorazione di Nelson Mandela, ha replicato la presidente della Camera Laura Boldrini. Commentando le proteste del movimento dei Forconi, la Boldrini ha richiamato all'esigenza di «non buttare benzina sul fuoco» e della «reponsabilità della politica di non esaltare gli animi, fomentare l'odio e creare più rabbia di quanta già ce ne sia».
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«Vi chiedo - aggiunge - di non proteggere più questa classe politica che ha portato l'Italia allo sfacelo, di non scortarli con le loro macchine blu o al supermercato, di non schierarsi davanti ai palazzi del potere infangati dalla corruzione e dal malaffare. Le forze dell'Ordine non meritano un ruolo così degradante. Gli italiani sono dalla vostra parte, unitevi a loro. Nelle prossime manifestazioni ordinate ai vostri ragazzi di togliersi il casco e di fraternizzare con i cittadini. Sarà un segnale rivoluzionario, pacifico, estremo e l'Italia cambierà. In alto i cuori».
«Mi rivolgo a voi - prosegeu Grillo - che avete la responsabilità della sicurezza del Paese. Questo è un appello per l'Italia. Il momento storico che stiamo vivendo è molto pericoloso. Le istituzioni sono delegittimate. La legge elettorale è stata considerata incostituzionale. Parlamento, Governo e Presidente della Repubblica stanno svolgendo arbitrariamente le loro funzioni. È indifferente che qualche costituzionalista, qualche giornalista, qualche politico affermi il contrario, questi sono i fatti, questo è il comune sentire della nazione».